sabato 13 novembre 2010

Romanzi a New York #5: Colazione da Tiffany


Colazione da Tiffany. Tutti o quasi abbiamo visto il film del 1961 diretto da Blake Edwards e tutti o quasi sappiamo chi è Audrey Hepburn, l'attrice protagonista del lungometraggio divenuta icona d'eleganza e tornata di gran moda in questi giorni. Ma, per quei pochi che non lo sanno, Colazione da Tiffany è innanzitutto un libro, scritto da Truman Capote (1924 - 1984), uno degli autori americani contemporanei più famosi e controversi.
Capote, trasferitosi a New York dall'Alabama, iniziò a lavorare come fattorino presso la sede del magazine The New Yorker. Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany, 1958) è il suo settimo romanzo ed ha come personaggio principale Holly Golightly, una diciannovenne aspirante attrice che alterna ingenuità e sfrontatezza, romanticismo e bizzarria.
La New York del romanzo è una città di contorno, vissuta da un punto di vista "condominiale", dove ne succedono di tutti i colori. Ma, a ben vedere, il romanzo racconta New York non attraverso la descrizione urbanistica ma piuttosto attraverso il personaggio stesso di Holly Golightly, la cui essenza contraddittoria può essere letta come una metafora della città.
O almeno così mi piace pensare.
A un certo punto della storia, a pagina 99, Holly afferma: "Amo New York, anche se non è mia nel modo in cui dovrebbe esserlo, un albero, una strada, una casa, qualcosa che mi appartiene perché io le appartengo".
Ed è questa Holly/New York. Non solo tubino nero di Givenchy e occhialoni scuri. Non solo passeggiata quotidiana tra i gioielli di Tiffany. Non solo un film, anche se un bel film. A proposito, la casa dove è ambientato il lungometraggio è al 169 Est della 71ma Strada, nell'Upper East Side di Manhattan.
Colazione da Tiffany, Truman Capote, Garzanti,2010