venerdì 28 gennaio 2011

Romanzi a New York #34: Le Gang di New York


La prima cosa che mi viene da scrivere è come sia potuto accadere che questo libro, pubblicato negli USA nel 1928, sia rimasto inedito in Italia per settantatre anni.
E purtroppo credo anche, con poco timore di sbagliare, che lo sarebbe rimasto per sempre se non avesse ispirato l'omonimo film diretto da Martin Scorsese nel 2002 (e girato quasi interamente negli studi romani di Cinecittà). Ringraziando Scorsese, Leonardo Di Caprio e Cameron Diaz per aver di fatto consentito la lettura di queste pagine, passiamo ai contenuti.
Le Gang di New York (Gangs of New York) non è un romanzo vero e proprio, ma è, per usare le parole dell'autore, "un tentativo di narrare fedelmente le gesta più spettacolari del cittadino ribelle che per almeno un centinaio di anni rappresentò un pericoloso flagello per New York, sottolineandone il background di vizio povertà e corruzione politica tanto da rendere comprensibile la sua personalità".
Cento anni di gang, di storie criminali, di figure e situazioni tanto incredibili quanto vere. La ricostruzione di Herbert Asbury (1889-1963), giornalista e romanziere, è precisa e ricca di fascino nonostante la durezza dei temi e la crudeltà di alcuni personaggi. Cito, ad esempio, il leggendario Albert E. Hicks, pluriomicida condannato a morte, la cui esecuzione per impiccagione nel 1860 sull'isola di Bedloe (che poi avrebbe ospitato la Statua della Libertà), fu un vero spettacolo per la città, con tanto di gita in barca e pranzo al sacco da prenotare in anticipo.
E poi Bill the Butcher ("Bill il Macellaio"), John Morrissey, Louie the Lamp, Kid Twist, Monk Eastman, raccontati e presentati con foto che sembrano uscite dalle vignette un vecchio fumetto di Dick Tracy.
La New York di quel secolo emerge in maniera viva, spietata e corrotta. Strade e luoghi come The Tombs (la prigione), il losco Bowery Theatre, Center Street, il quartiere noto come "Five Points", Hell's Kitchen, Paradise Square, emanano un sordido fascino grazie alla loro storia ma anche grazie alla scrittura di Asbury: "Edward Coleman, uno dei gansgter originari di Paradise Square,si innamorò di una ragazza nota in tutto il quartiere come la bella venditrice di pannocchie calde. La sposò dopo feroci zuffe con una dozzina di corteggiatori e alla fine la uccise quando gli introiti della consorte si rivelarono inferiori alle aspettative".
Il resoconto di Asbury è puntuale, non manca di ironia, e cita decine e decine di gang, ne analizza le mode e i riti, ne spiega i soprannomi e narra le infinite risse, i crimini su commissione con tanto di prezzario distribuito tra le strade della città (sfregio sulla guancia: da 1 a 10 dollari, proiettile nella gamba: da 5 a 25 dollari e così via...).
Le Gang di New York è un libro in grado di appassionare lo studioso della città e di incuriosire ogni lettore. Molti degli edifici e dei luoghi citati nel volume sono spariti o completamente trasformati e questo costituisce un valore aggiunto al lavoro di Asbury, lo rende una sorta di guida alla New York scomparsa, la New York dei bassifondi, dove il confine tra legale e illegale era confuso ed evanescente, con squadre di pompieri che incendiano e depredano, criminali che sognano di fare i poliziotti e poliziotti che fanno i criminali.
Chiudo con una nota sulla bella copertina del libro che riproduce quella del n. 13 di gennaio del 1906 del magazine Bowery Boy Library. Per chi, come il sottoscritto, è sensibile al fascino delle illustrazioni d'epoca è d'obbligo un salto a questa sezione del sito della Syracuse University, dove è possibile ammirare molte altre cover dello storico settimanale, pubblicato all'epoca dalla Street and Smith.
Le Gang di New York, Herbert Asbury, Garzanti, 2001