venerdì 11 febbraio 2011

Romanzi a New York #36: Il Grande Gatsby


La mia copia di questo libro fa parte di un cofanetto di Oscar Mondadori dedicato a Francis Scott Fitzgerald (1896-1940), pubblicato nel 1970 con la traduzione che Fernanda Pivano curò nel 1950.
Ha qualche pecca tipografica come l’impaginazione sbagliata del capitolo introduttivo “Fitzgerald e il suo tempo” (bisogna leggerla a pagine alternate: prima la 8 poi la 10 poi la 9 poi la 11…). Ha un richiamo in copertina che in meno di venti parole dice troppo e anche di più della trama, e alcune pagine del romanzo non centrate bene. Tutto è compensato da un’ampia sezione saggistica corredata da splendide fotografie dello scrittore, colto nella sua vita privata.
Esistono svariate edizioni di questo romanzo (apparso la prima volta in Italia col titolo di Gatsby il Magnifico nel n. 89 della collana Mondadori I Romanzi della Palma nel 1936) eppure, nonostante i difetti, non cambierei la mia copia con nessun’altra, e non solo per la presenza delle foto.
E’ con questa edizione trovata nella libreria di famiglia che mi sono avvicinato ad uno dei capolavori della letteratura americana, un classico che ha segnato un’epoca. Scritto nel 1925 (lo stesso anno di Manhattan Transfer di John Dos Passos) Il Grande Gatsby segna un cambiamento nella narrativa americana, propone un intreccio raffinato, coinvolgente, che è al tempo stesso una maniera di raccontare nel profondo l’America gaudente degli anni che precedettero la crisi finanziaria del 1929.
La figura di Jay Gatsby, narrata attraverso gli occhi di un vicino di casa, Nick Carraway, è drammatica e seducente nella sua fragile grandezza.
Un amore mai dimenticato, i rapporti con la malavita, la voglia di riscatto sociale, la dorata solitudine contribuiscono alla creazione di un personaggio romantico nel senso più vicino a quel concetto noto con il termine tedesco di sehnsuct, traducibile più o meno con struggimento, che indica un desiderio interiore rivolto ad una persona o una cosa che si ama o si desidera fortemente.
Lo scenario è la splendida residenza di Gatsby nell'immaginaria West Egg, ispirata alla villa nota come Lands End a Long Island, dove visse per un breve periodo anche l'autore e che sembra destinata, nel momento in cui scrivo, alla demolizione.
Da lì, di quando in quando, si parte per New York a bordo di fascinose automobili: “La città, vista da Queensboro Bridge, è sempre una città che si vede per la prima volta, nella sua prima folle promessa di tutto il mistero e di tutta la bellezza del mondo.“
E a New York i protagonisti si divertono e si confrontano. La tensione cresce, l'antagonista e reazionario Tom Buchanan ce la mette tutta per mostrarsi antipatico, la moglie contesa Daisy si rende ancor più affascinante con le sue incertezze e c’è tempo per uno sguardo attento alla città come quello della giovane e atletica Jordan: “Mi piace New York nei pomeriggi estivi quando non c’è nessuno. Ha qualcosa di molto sensuale, troppo maturo, come se ogni genere di strani frutti stessero per caderci in mano.” .
Il Grande Gatsby è un romanzo che fa fare grandi respiri, si fa leggere e rileggere, emana mito americano da ogni pagina e si conclude, aldilà del finale legato alla vicenda, con una descrizione mozzafiato della visione di Manhattan, una delle più intense mai scritte: "L'uomo deve aver trattenuto il respiro di fronte a questo continente, costretto a una contemplazione estetica da lui non capita né desiderata, mentre affrontava per l'ultima volta nella storia qualcosa di adeguato alla sua possibilità di meraviglia."
Nella trama sono molti i riferimenti autobiografici sulla vita di Francis Scott Fitzgerald (la villa a Long Island, le favolose e leggendarie feste, l'eleganza, la crisi economica, i problemi con la moglie, l'alcol) e la lettura delle note introduttive si rivela molto interessante se non propedeutica al romanzo stesso.
Oggi, decaduti i diritti patrimoniali sull'opera, esistono di questo capolavoro parecchie edizioni italiane, tutte facilmente reperibili ma con traduzioni molto diverse. Quella che suggerisco è sempre quella tradotta da Fernanda Pivano e pubblicata nella attuale serie degli Oscar Classici Mondadori (ora purtroppo senza fotografie). Un'altra opzione da considerare è quella edita dalla Feltrinelli, con traduzione di Franca Cavagnoli che presenta un linguaggio più attuale, ma comunque rispettoso delle atmosfere originali.
Il Grande Gatsby, Francis Scott Fitzgerald, Oscar Classici Mondadori, 2001