sabato 30 luglio 2011

Romanzi a New York #58: Il Paese di Dio


Nel 1928 gli scrittori russi Ilia Ilf (1897-1937) e Evgeny Petrov (1903-1942) raggiunsero la fama con il romanzo umoristico Le Dodici Seggiole, portato peraltro sul grande schermo sia in Russia che, nel 1970, in America dal regista Mel Brooks. La trama, basata su un gruppo di capitalisti che vagano per l’Unione Sovietica alla ricerca di diamanti nascosti in una sedia, è ricca di spunti satirici sulla società e il mondo economico dell’epoca. Quasi dieci anni dopo, nel 1937, i due sovietici sbarcano in America con lo stesso spirito arguto per realizzare un reportage di viaggio trasformatosi in questo libro “Il Paese di Dio” (Odnoetaznaja Amerika) dove i due autori, animati dal desiderio di scrivere continuamente al Comitato Centrale del Partito, alla Commissione di Controllo e al quotidiano Pravda che pubblicherà i loro reportage, espongono il loro particolare punto di vista sulla città di New York, enunciano lamentele e propongono migliorie della barbara civiltà americana. I due imperversano per la città, sommersi da bibbie disponibili ovunque, storditi dal caos delle automobili, smarriti tra gli innumerevoli ascensori e il loro complicato galateo: “Le portine si aprivano ora a destra ora a sinistra ora in mezzo, e dall’ascensore, tenendo la mano sulla leva di ferro che apriva la porta, sporgeva in negro in pantaloni chiari con bande d’oro e in giacchetta verde con spalline intrecciate… Entrò una donna. Tutti gli uomini allora si tolsero il cappello e continuarono a salire a capo scoperto. Noi li imitammo. Pochi giorni dopo, andavamo in ascensore dal nostro editore. Entrò una donna e noi con la sveltezza di vecchi ed esperti newyorchesi ci levammo il cappello... Ma gli altri uomini non seguirono il nostro esempio cavalleresco, anzi ci guardarono incuriositi. Venimmo a sapere in seguito che bisogna togliersi il cappello soltanto negli ascensori privati e quelli degli alberghi…”
Ilf e Petrov vivono la loro vita quotidiana a New York un po’ sbigottiti, magari apparendo anche imbranati, ma il loro punto di vista “altro” della città non è solo divertente. E’ un modo intelligente di guardare alla società americana, colta appena dopo gli anni della Grande Depressione. Tra incongruenze piccole e grandi e una moderna maestosità che le è naturalmente propria New York comunque affascina anche lo sguardo sovietico: “Le finestre delle nostre camere erano in tre parti. Sotto giaceva New York notturna. Che mai è più attraente delle luci di una città straniera che riempiono fitte tutto questo ampio mondo sdraiato a dormire sulle rive dell’Oceano Atlantico?”.
New York si rivela più grande della vita, anche più grande dell’Unione Sovietica che oggi non c’è più. E i due nel raccontare il loro primo giorno nella città colgono alla perfezione quel brivido che prova il viaggiatore che arriva a Manhattan e che subito cerca di calarsi nella realtà della city: “E’ impossibile inghiottire New York in dosi così grosse. Si avverte una sensazione terribile e nello stesso tempo piacevole quando il corpo è disteso su un comodo letto americano in una posizione di assoluta tranquillità…”
Il Paese di Dio non attualmente in catalogo e, come per altri titoli proposti in questo blog, per reperirlo le strade sono due: l'emozionante caccia tra le bancarelle dell'usato o la facile ricerca sul sito d'aste più cliccato del mondo.
Il Paese di Dio, Ilia Ilf e Evgeny Petrov, Einaudi, 1949